da Matera ai laghi di Sibari
Percorso fatto nel 2020. Le tracce gpx e per Google earth sono scaricabili dalla prima pagina: dall’Adriatico allo Ionio, Torri, Trulli, Sassi, Calanchi e Fiumare.
(Aggiornamento 2022: a causa dei lavori di raddoppio della statale ionica, la complanare tra Montegiordano marina e Roseto Capo Spulico è chiusa al traffico).
Superato il cimitero di Matera sbuchiamo sulla statale che percorriamo per pochi metri: poco prima della rotonda puntiamo la banchina sull’altro lato della strada dove inizia la ciclabile che ci porterà in alto nella città. In cima alla salita la ciclabile termina e proseguiamo tra strade anonime fino ai Sassi.
Scendiamo verso la gravina
che costeggiamo fino alla chiesa di San Pietro Caveoso.
Risaliamo per il Sasso Caveoso e, al culmine della salita, prendiamo a sinistra un senso vietato per evitare il traffico veicolare. Un ultimo sguardo alla gola dove scorre il torrente Gravina
e usciamo da Matera. Per scendere a valle abbiamo scelto di percorrere la strada “sinistra Bradano” l’unica con scarsissimo traffico veicolare. Purtroppo, giunti a valle, è impossibile evitare di percorrere qualche chilometro sulla statale ionica a causa dell’assenza di ponti alternativi per scavalcare contemporaneamente ferrovia e fiume Basento. Cominciamo la discesa attraversando un quartiere residenziale e poi lungo la provinciale 3.
Al termine della discesa facciamo una piccola deviazione per vedere il torrente Gravina
e poi torniamo sui nostri passi riprendendo la provinciale. Pedaliamo su una strada senza traffico in mezzo ai campi di grano.
Sulla sinistra, in lontananza abbarbicato su una rupe, si staglia Montescaglioso.
Man mano che scendiamo a valle, il paesaggio cambia e il grano comincia a essere sostituito dall’ulivo e da frutteti.
Tiriamo diritto all’incrocio sotto
e percorriamo ancora qualche chilometro in un paesaggio piacevole.
Ormai siamo in pianura, ancora qualche chilometro sulla strada secondaria e siamo alla micidiale statale ionica: per ora la costeggiamo grazie alle complanari passando da un lato all’altro. Ci fermiamo a fotografare il tempio di Hera a Metaponto e qui incrociamo l’altra nostra ciclovia che va a Taranto lungo la costa ionica.
Continuando invece con la complanare arriviamo alla bradanica. Breve tratto su questa strada trafficata per sottopassare la ionica e prendere la complanare dal lato opposto. Ancora un chilometro su questa complanare e poi, al primo ponte, non abbiamo alternativa: dobbiamo fare 3 chilometri sulla carreggiata principale della statale, unico modo per scavalcare ferrovia e fiume Basento. Per fortuna la banchina è larga. Superiamo la confluenza della basentana e usciamo alla svincolo successivo. Siamo sulla “destra Basento” e prendiamo la prima a sinistra
per San Teodoro: strada pochissimo trafficata. Superiamo una masseria abbandonata
e continuiamo fino alla fine della strada. Qui dobbiamo girare a sinistra per tornare sulle complanari della statale ionica fino a Scanzano Ionico dove entriamo in paese verso il palazzo baronale.
Lo costeggiamo e sbuchiamo nel minuscolo centro storico del paese.
Qui sono state girate le scene finali di “Basilicata coast to cost”.
Riprendiamo la complanare della statale ionica e la seguiamo fino a una rotonda dove seguiamo l’indicazione Reggio Calabria. Purtroppo non c’è nessuna strada secondaria che superi il fiume Agri e quindi dobbiamo percorrere 1,7 chilometri sulla statale ionica. Usciamo al distributore che ci permette di rientrare nella viabilità normale. Andiamo verso Policoro e prendiamo il sottopasso con l’indicazione Torre Mozza. Superiamo il passaggio a livello e dopo qualche chilometro siamo in vista del complesso di Marinagri: il custode ci permette di visitarlo.
Dopo la deviazione di Marinagri usciamo a sinistra verso il mare dove prendiamo a destra una bella ciclopedonale.
Quando sbuchiamo sull’asfalto, prendiamo a sinistra per salire sul lungomare.
Si prosegue sul lungomare per circa 1,5 chilometri
e al termine si scende a destra per riprendere la ciclopedonale nel bosco.
Qui sono state girate altre scene del film “Basilicata cost to cost” di Rocco Papaleo. Al termine, giriamo a destra sull’asfalto per tornare verso la ionica. Purtroppo la città di Policoro è prigioniera della statale e non si può né entrare né uscire senza percorrerne la carreggiata principale. Prendiamo la complanare a sinistra fino al fiume Sinni: per scavalcarlo entriamo sulla ionica per 500 metri uscendo appena possibile. Passiamo sulla complanare davanti al Centro ricerche Trisaia e rientriamo sulla ionica per ancora 500 metri: appena possibile usciamo e seguiamo le indicazioni per le “marine”. In vista delle “marine” la strada piega a destra, superiamo un ponticello su una bonifica, e prendiamo il primo viale alberato a sinistra
che ci porta su un lungomare ciclopedonale.
Siamo a Marina di Nova Siri. Alla fine del lungomare, scendiamo sulla spiaggia e seguiamo il sentiero nella foto sotto.
Da questo punto, e per un lungo tratto, faremo sentieri impraticabili con piogge recenti sia perché soggetti a fango sia perché si attraversano fiumare soggette a inondazioni. Infatti, alla fine del sentiero abbiamo la prima fiumara.
La attraversiamo e notiamo il cartello di pericolo (entrambe le foto in direzione opposta a quella di marcia).
Dopo la fiumara pedaliamo su una strada vicinale con i cartelli di ciclabile.
La strada costeggia la ferrovia per un po’ e poi punta al mare dove la pavimentazione diventa prima sterrato e poi sabbia dura.
Siamo a Marina di Rocca Imperiale. Attraversiamo il torrente Canna in secca
e poi incontriamo un tratto di ciclabile vera sul lungomare.
Alla fine della ciclabile, imbocchiamo lo sterrato a sinistra e continuiamo lungo il mare.
Attraversiamo una piccola fiumara
e pedaliamo fino a un campeggio dove troviamo l’asfalto. Alla fine dell’asfalto lungomare un bivio:
a destra si sale sulla complanare della ionica, diritto si prosegue su uno sterrato molto pietroso che termina in una piccola fiumara. Poiché sono almeno 2 settimane che non piove, proseguiamo diritto.
Incontriamo una piccola pineta
e poi l’ultima possibilità di salire sulla complanare. L’alternativa è una spiaggia di sassi. Ci infiliamo nel sentiero che si intravede sotto il ponte a sinistra
e raggiungiamo la complanare panoramica verso Marina di Montegiordano.
Entriamo nell’abitato al culmine di una salitina e prendiamo la prima a sinistra nella discesa. Con un sottopasso ferroviario
si arriva al lungomare di Montegiordano.
Facciamo l’intero lungomare su ciclabile e/o strada e alla fine rientriamo verso l’interno per superare una fiumara con un ponte stradale. Dopo circa un chilometro di ex-statale prendiamo la complanare dell’attuale statale ionica: la complanare è più alta della carreggiata principale e offre una bella vista sulla costa.
Alla fine della complanare bisogna percorrere l’unica carreggiata trafficata della vecchia ionica per 1,2 chilometri, prima di poterla abbandonare a sinistra in prossimità del Castello medievale di Federico Barbarossa, diventato ora un ristorante.
Siamo sul lungomare della marina di Roseto Capo Spulico con una bella vista sul golfo di Taranto e la spiaggia di sassi.
Il lungomare termina nei pressi dello stadio alle cui spalle c’è l’ennesima fiumara. La prima volta, in primavera, si poteva passare a piedi ma sporcandosi di fango; altre volte in estate è stato possibile passare agevolmente perché le ruspe avevano spianato i sassi.
Abbiamo imparato che questo avviene anche in altri luoghi: all’inizio dell’estate si interviene per rendere le fiumare praticabili. Guadato il rivolo d’acqua siamo risaliti sull’argine opposto che si vede nella foto sopra, e poi a sinistra vicino alla ferrovia (sotto).
Lo sterrato diventa quasi subito asfalto e voltando a sinistra in corrispondenza del sottopasso si torna sul mare (in alternativa alla fiumara si può passare sulla trafficatissima statale).
Ora abbiamo un breve sterrato pietroso e poi asfalto malmesso fino a Marina di Amendolara
con qualche passaggio a rischio fango successivamente a piogge.
A Marina di Amendolara troviamo l’asfalto
che ci accompagna per l’intero lungomare. Al termine sottopassiamo la ferrovia e andiamo sull’ex statale poco trafficata. Si potrebbe anche fare la fiumara (sotto)
ma subito dopo bisogna comunque tornare sulla ex statale (lo sterrato lungomare si interrompe dopo un chilometro e l’unica possibilità di rientro sulla strada è un sottopasso costantemente allagato). Superato il torrente Avena ritorniamo al mare in territorio di Trebisacce.
Costeggiamo il mare
su uno sterrato pietroso,
attraversiamo lo sbocco di un canale,
e continuiamo sullo sterrato.
Dopo un’altra fiumare inizia il lungomare asfaltato di Trebisacce.
Compatibilmente con la presenza di pedoni, si può pedalare sul marciapiede con vista sulla spiaggia pietrosa “inclinata”.
Alla fine del lungomare di Trebisacce, bisogna tornare sulla provinciale per superare tre fiumare di fila. La strada è stretta e con un po’ di traffico ma non ci sono alternative. Dopo 3,3 chilometri si può tornare sulla costa di Villapiana Lido facendo un sottopasso sulla corsia pedonale. Qui abbiamo di nuovo lo sterrato
ma questa volta con bei tratti all’ombra.
Con l’inizio dell’asfalto inizia anche un tratto di ciclabile
che ci permette di superare un senso unico opposto e ci porta su uno sterrato sabbioso tra spiaggia e bosco.
Questo è uno dei tratti più belli dell’itinerario.
Alla fine bisogna o rientrare sulla trafficata provinciale o fare circa 300 metri sulla sabbia per superare un canale nella parte insabbiata (sotto).
Noi scegliamo questa opzione e dall’altra parte troviamo prima uno sterrato e poi un pezzo di ciclabile.
Riusciamo a percorrere ancora un chilometro sulla costa e poi dobbiamo per forza rientrare sulla provinciale. Dopo 3 chilometri dobbiamo addirittura andare per 1,5 chilometri sulla trafficatissima statale ionica per superare la ferrovia e andare verso il mare: per fortuna la ionica è larga e con una banchina molto larga. Usciamo subito dopo il ponte ferroviario e torniamo sulla costa. Qui troviamo la sorpresa del ponte ciclopedonale rotto.
(Aggiornamento autunno 2020: il ponte è stato ripristinato perfettamente).
Passiamo dall’altra parte per pedalare su una ciclabile affianco alla spiaggia.
Alla fine della ciclabile finiamo su un sentiero sabbioso nel bosco: prima sabbia abbastanza dura,
poi sabbia più morbida su cui galleggiare senza fermarsi.
Dopo un chilometro di sentiero si incontra una recinzione:
qui nel 2020 si girava a destra per raggiungere l’asfalto; nel 2023 questa uscita è chiusa e si va diritto per l’uscita aperta (chiusa nel 2020). Qui prendiamo a sinistra e costeggiando i canali della bonifica raggiungiamo la spiaggia.