Percorso fatto nel 2020. Corrisponde alla seconda tappa del giro del Salento che inizia con la pagina introduttiva Ciclovia del Salento e alla sesta tappa della pedalata lungo la costa ionica (qui il link). Le tracce gpx e per google heart sono disponibili nelle pagine introduttive.
Marina di Pulsano-Torre Colimena
In questo primo tratto si pedala quasi sempre sulla provinciale che costeggia strettamente il mar Ionio. In primavera ed autunno la strada è scarsamente trafficata, ad eccezione dei week end, mentre in estate è un gran casino. Meno di un chilometro di pista ciclabile verso Torre Ovo e qualche chilometro di “piste pedonali”.
Marina di Pulsano si presenta con due baie bellissime.
Purtroppo alla bellezza del mare fa da contrappasso un’edilizia selvaggia e orripilante sulla costa soprattutto nella parte successiva del percorso. Dopo Marina di Pulsano incontriamo altre bella spiagge a partire da Torre Sgarrata.
Da qui fino a Marina di Lizzano la provinciale è costruita sulle dune di sabbia e roccia.
Altra bella spiaggia a Marina di Lizzano
e poi un piccolo tratto di pista ciclabile prima di Torre Ovo.
La strada prosegue verso Campomarino e le sue spiagge.
Dopo tutta questa bellezza, arriva l’orrore di San Pietro in Bevagna: una lottizzazione anni 60 disordinata e caotica da attraversare velocemente. Subito dopo l’angolino delizioso della foce del fiume Chidro.
Ancora qualche chilometro e siamo all’ingresso della Riserva Salina dei monaci.
Torre Colimena-Santa Caterina
Questo tratto del percorso si svolgerà in gran parte su strade sterrate e sentieri. Andremo sulla provinciale solo quando diventa impossibile proseguire lungo il mare. A volte i sentieri finiscono sugli scogli e bisognerà percorrere brevi tratti a piedi.
Entriamo nella riserva: a sinistra un laghetto salato a destra le dune di sabbia.
Ogni tanto a destra si aprono dei sentieri sabbiosi che portano al mare (foto sotto).
Dopo circa 1 chilometro si esce dall’altra parte della riserva con un bel colpo d’occhio sul litorale.
Siamo a Torre Colimena. Breve tratto sull’asfalto e si entra nella riserva di Punta Prosciutto (sotto, Torre Colimena vista dall’interno della riserva e una piccola rada).
Qui i sentieri sono alle spalle delle dune e sono coperti di sabbia, alcuni anche in modo consistente. Ogni tanto si sbuca sul mare.
La fine dell’area protetta è segnalata da questo “ponticello”.
Seguendo la traccia gpx dopo un po’ si sbuca sulla passerella di legno del bagno “Punta Prosciutto beach”: sotto le foto della spiaggia.
Si continua su sterrato alle spalle delle dune: ogni tanto qualche passerella che permette di arrivare alla spiaggia.
Superiamo il ponticello sotto e risaliamo il canale lungo lo stretto passaggio a sinistra del lido balneare: 50 metri e poi solleviamo la bici per scavalcare un muretto basso.
Ancora un tratto di sterrato e poi bisogna fare qualche chilometro sulla provinciale ritornando sulla costa in corrispondenza di Torre Lapillo.
Dopo Torre Lapillo un tratto di provinciale e poi, seguendo il corso di un canale, si arriva a Torre Chianca.
Quindi, ancora asfalto tra le case, e poi si comincia a intravedere la rada di Porto Cesareo.
Qui hanno ricavato una bella passeggiata pedonale in parte in pietra utilizzando i moli esistenti e in parte su passerelle di legno. Non ci sono divieti per le bici e neanche pedoni (tutti a pranzo), quindi ce la godiamo.
Verso la fine della passeggiata vediamo una barca a vela quasi spiaggiata.
Alla fine della passeggiata, pedaliamo su sabbia dura in riva a mare e poi un chilometro sulla provinciale che lasciamo in corrispondenza della penisola “La Strea”.
Un lungo tratto di strada sterrata, poi provinciale, e siamo a Sant’Isidoro: spiaggia bellissima.
Ritorniamo sulla costa appena possibile e pedaliamo nella straordinaria “Palude del capitano”. I sentieri diventano subito impraticabili se piove.
Se non si vuole passare dalla provinciale, bisogna andare sugli scogli seguendo la traccia colorata.
Le spiagge ora sono rare e si pedala tra la terra e gli scogli su sentieri più adatti ai pedoni che alle bici.
Rientriamo sulla provinciale che ormai è quasi sulla costa e la seguiamo fino al parco di Porto Selvaggio. Facciamo una piccola deviazione nel bosco fino alla baia
e poi usciamo dal parco da una “uscita abusiva” perchè il sentiero che porta all’uscita ufficiale è troppo impervio per la bici. Di nuovo sulla provinciale per fare la lunga discesa fino a Santa Caterina.
Santa Caterina-Gallipoli
Da qui fino a Gallipoli la strada provinciale è quasi sempre “vista mare” e saremo sempre sull’asfalto.
Nelle foto sotto, la torre Santa Maria all’interno della riserva di Porto Selvaggio e le due piccole baie di Santa Caterina.
Continuando lungo la provinciale compare Santa Maria al Bagno
e la sua spiaggia caraibica in centro città.
Ancora strada vista mare fino a Lido Conchiglie
e poi il mare scompare prima per l’assenza di strade e poi per la presenza di lidi che hanno “privatizzato” la duna in zona Padula Bianca. L’ingresso a Gallipoli non è molto bello per la presenza di fabbricati che nascondono il mare. Solo in vista del castello il paesaggio diventa bello.
Percorriamo sulle mura l’intero anello della città, dalla spiaggia cittadina
al porto interno
fino alla banchina dove sorge la chiesa di Santa Maria del canneto.
Percorriamo adesso tutto il lungomare est verso Baia Verde
e quindi una stradina pedonale alle spalle delle dune fino alla zona alberghiera.
Gallipoli Baia Verde-Leuca
In questo tratto sono comprese tre delle perle più belle della costa salentina: le dune della Riserva dell’Isola di Sant’Andrea, le sabbie bianchissime della marina di Ugento e le spiagge di Pescoluse. La provinciale che lega queste meraviglie e quasi sempre “vista mare”.
Superata la zona alberghiera di Gallipoli pedalando sulla provinciale, si svolta a destra sullo sterrato e si entra nella straordinaria bellezza delle dune della Riserva dell’Isola di Sant’Andrea. Solo mountain bike o fat bike possono percorrere i sentieri tra bosco e dune perchè spesso insabbiati. Una passerella di legno permette l’accesso al mare con la bici.
All’altezza di Punta Pizzo, privatizzata da una Masseria resort, si incontra lo sterrato che porta fino al litorale di Marina di Mancaversa nei pressi di lido Cotriero.
Quindi pedalando tra scoglio e duna si arriva alla lottizzazione di Marina di Mancaversa da cui allontanarsi rapidamente. Siamo di nuovo sulla provinciale “vista mare”. Dopo Torre Suda un lungo tratto di ciclabile su asfalto e a Capilungo una bella ciclabile ricavata sugli scogli.
Finita la ciclabile sugli scogli si rientra sulla provinciale “vista mare” fino a Torre San Giovanni.
Da qui inizia un tratto di circa tre chilometri di spiagge immense con sabbia bianchissima che ricordano i tropici.
Siamo riusciti a percorrere circa un chilometro sulla spiaggia prima che la sabbia diventasse troppo soffice e quindi siamo rientrati alle spalle delle dune per continuare sullo sterrato spesso a fianco dei canali e dei laghetti della bonifica.
Sotto, un sentiero tra “bonifica” e mare.
Puntiamo di nuovo sulla spiaggia, 30 metri a piedi,
e poi con lo sterrato raggiungiamo Torre Mozza. Poi di nuovo sentieri tra la bonifica e il mare e dopo il passaggio di un ponticello (con gradino), siamo a Lido Marini.
Si torna sulla provinciale per un breve tratto per ritornare al mare a Torre Pali.
Dopo le case del piccolo centro di nuovo sentieri tra canali di bonifica e mare.
Breve rientro sulla provinciale e deviazione verso la costa per vedere la spiaggia “Maldive del Salento”, bella ma chiamata così da chi non è mai andato alle Maldive oppure da un grande esperto di marketing.
Ancora 400 metri sulla provinciale e rientriamo sulla costa con la prima strada di Marina di Pescoluse. La sabbia è sufficientemente compatta per fare 300 metri sulla sabbia. Anche qui una spiaggia molto bella.
Siamo di nuovo sulla provinciale “vista mare” e pedaliamo così fino a Leuca. La costa è soprattutto scoglio con qualche piccola spiaggia come a Torre San Gregorio.
Pedaliamo quindi sulla provinciale e con una piccola deviazione fotografiamo Leuca dal belvedere di Punta Ristola.
Poi scendiamo giù e facciamo tutto il lungomare fino alla cascata monumentale dell’acquedotto pugliese: viene attivata molto raramente.
Prendiamo la strada a destra e con una ripida salita ci portiamo sul piazzale del santuario con vista sulla cascata,
il porto
e il faro. Qui termina il lato ionico del Salento e inizia il mare Adriatico.
Clicca qui per la terza tappa: Il Salento da Pescoluse a Otranto